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giovedì 14 settembre 2023

L'Asinone ha fatto un sogno, dopo le dichiarazione di Salvini

Salvini: “Sbarchi? È un atto di guerra…”

L’Asinone immagina la flotta italiana (foto) che sotto l’illuminata guida del “nostro eroe padano” sta veleggiando per andare a difendere i sacri confini del “Mare nostrum” in un epico scontro per affondare i barchini dei migranti.

L’Asinone si augura che il motto del nostro condottiero non sia uguale a quello lanciato da Mussolini nell’epico discorso pubblicato il 5 luglio 1943, solo alcuni giorni prima dello sbarco degli alleati, il 10 luglio, in Sicilia: “…Bisogna che, non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga…”



 

 

 

 

lunedì 30 gennaio 2023

"IL PD E’ RIUSCITO A SBRICIOLARSI DA SOLO"

Estratto dell'articolo di Milena Gabanelli, Simona Ravizza e Alessandro Riggio per corriere.it - https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/pd-primarie-ecco-come-partito-democratico-si-autodistrutto-chi-sta-chi/3f9ad7c6-9f49-11ed-a35f-cb762b703658-va.shtml 

Estratto parziale di quanto pubblicato oggi da Dagospia.

"IL PD E’ RIUSCITO A SBRICIOLARSI DA SOLO" – GABANELLI: "IN 15 ANNI, DAL 2007 A OGGI, HA BRUCIATO 8 SEGRETARI NESSUNO DEI QUALI HA MAI CONCLUSO IL MANDATO DI QUATTRO ANNI PREVISTO DALLO STATUTO" – LE GUERRE INTESTINE E LA DIVISIONE TRA CORRENTI: SOLO LA SINISTRA DEM CONTA 5 SOTTOGRUPPI (DA CUPERLO A ORLANDO, DAGLI ZINGARETTIANI A ORFINI FINO A BENIFEI) – "AREA DEM" DI FRANCESCHINI HA PERSO FASSINO CRITICO PER L’APPOGGIO A SCHLEIN, GLI EX RENZIANI DI BASE RIFORMISTA CON BONACCINI PUNTANO A RIPRENDERE IL CONTROLLO DEL PARTITO…


 

 

IL PIÙ LONGEVO, E AL TEMPO STESSO IL PIÙ DIVISIVO, È RENZI, L’UNICO A VINCERE DUE VOLTE LA SFIDA PER LA SEGRETERIA.


Nessun segretario Pd ha mai concluso il mandato di quattro anni previsto dallo Statuto. 

I motivi delle dimissioni: sconfitta elettorale o spaccature nel partito diviso in correnti


Vediamo dove si posizionano oggi le diverse anime e come le Primarie stanno definendo nuovi equilibri. 

Lo facciamo incrociando i database dei politologi Luca Verzichelli (CIRCaP-Università Siena), Luca Carrieri (Unitelma-Sapienza), e Giulia Vicentini (Università Napoli Parthenope) e una laboriosa raccolta di informazioni sul campo.


Il Partito democratico riunisce già dalla sua origine due fazioni: una più di sinistra e laica e un’altra più centrista e cattolica. Succede che quando una delle due diventa minoranza, a seguito della sconfitta alle Primarie o alla perdita della leadership, si arma dando vita a una nuova corrente. 

Nel corso del tempo le divisioni ne generano di nuove, che vanno oltre le differenti sensibilità politiche e sconfinano in lotte di potere nel mantenimento di interessi personali.

 

Partiamo dalle correnti: come si formano e chi sono i principali esponenti.

 

Ala sinistra, che a sua volta riunisce cinque sottocorrenti.


1) I Giovani Turchi: lanciati da Matteo Orfini nel 2010 in piena era berlusconiana. Fanno parte la deputata Chiara Gribaudo e il senatore Francesco Verducci. Si sono staccati e ora sono autonomi il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il senatore a lui vicino Claudio Mancini.




2) Sinistra Dem: creata da Gianni Cuperlo a un mese dalla sconfitta alle Primarie contro Renzi nel dicembre 2013. La sostiene il senatore Andrea Giorgis.


3) I Dems: fondati da Andrea Orlando nell’agosto 2017, a pochi mesi dalla propria sconfitta alle Primarie di aprile contro Renzi. Tra gli esponenti di spicco, i parlamentari Peppe Provenzano (vicesegretario Pd con Letta) e Antonio Misiani (responsabile economico del Pd).


4) Prossima: lanciata nel maggio 2021 dopo le dimissioni di Zingaretti dai suoi fedelissimi Stefano Vaccari (responsabile dell’organizzazione Pd), Marco Furfaro (responsabile Comunicazione) e Valentina Cuppi (presidente Pd). Tra i più conosciuti Cecilia D’Elia (portavoce delle Donne democratiche), l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola e Ouidad Bakkali.


5) Coraggio Pd: creata da Brando Benafei nell’autunno 2022.

 

Area Dem: nasce nel 2009 per volontà di Dario Franceschini dopo la sconfitta alle Primarie contro Bersani. 

L’ex coordinatore della Margherita rappresenta i cattolici di sinistra, come i parlamentari Bruno Astorre (segretario regionale Pd Lazio), Alberto Losacco (commissario Pd Marche) e Anthony Barbagallo (segretario regionale Sicilia). Nel tempo aderiscono ad Area Dem anche deputati e senatori ex comunisti come Piero Fassino, Franco Mirabelli, Marina Sereni e l’ex ministra di origine diessina Roberta Pinotti.

 

Base Riformista (nota come gli ex renziani): esordisce nel maggio 2019 per arginare le fuoriuscite dal partito verso Italia Viva, che Renzi fonderà pochi mesi dopo. 

È capitanata da Lorenzo Guerini e conta tra le sue fila i deputati Antonella Forattini, Andrea Rossi, Luciano D’Alfonso, Mauro Laus, Nicola Carè e i senatori Alessandro Alfieri, Simona Malpezzi, Alfredo Bazoli, Dario Parrini, Daniele Manca e Nicola Irto.

 



 


 


giovedì 26 gennaio 2023

I Riformisti postano la Risiera di San Sabba

Perché nessuno dimentichi l’Olocausto di 6 milioni di Ebrei.

I Riformisti ricordano oggi anche il Samudaripe

i Rom, gli Omosessuali, i Disabili, gli Antifascisti, i Testimoni di Geova, i Militari italiani che rifiutarono Salò, gli Infoibati, gli Zeka, gli Uiguri, 

e tutte le vittime innocenti di dittatori nazisti, fascisti, comunisti.



mercoledì 25 gennaio 2023

Sulla Sanità a Lucca plaudiamo ad Azione

Sulla Sanità lucchese è l’ora che il Comune di Lucca da un lato e Regione Toscana dall’altro si diano una mossa.

Due le emergenze da affrontare subito: la situazione dei pronto soccorso degli ospedali del nostro territorio e la definizione di un piano organico per l’utilizzo di Campo di Marte

Gli amici di Azione hanno ben descritto la situazione in essere e la necessità di interventi urgenti e chiari. 

Una posizione limpida che condividiamo in pieno.

Non è l’ora delle polemiche, degli scaricabarili, del populismo, la situazione dei Pronto Soccorso è al limite della decenza, indegna di un paese evoluto come il nostro. 

L’intera area dell’emergenza è in una situazione in cui è messo in serio pericolo il diritto alle cure tempestive dei pazienti, è vilipesa la dignità delle persone, creando altresì un grave danno al lavoro, alla professionalità ma anche alla sicurezza degli operatori sanitari e degli addetti che vi operano.

Una situazione simile ad altre parti d’Italia per cui è sempre più inconcepibile il rifiuto del centro-destra di utilizzare i 37 miliardi del MES che l’Europa mette a disposizione dell’Italia, per la Sanità.

Anche il tema della continuità assistenziale diventa sempre più urgente in lucchesia.

Su Campo di Marte è l’ora che la maggioranza che governa il Comune di Lucca dica alla città come intende portare avanti quanto promesso in campagna elettorale, su una unica destinazione nell’ambito sanitario.

Una posizione coraggiosa che siamo pronti a valutare con serietà, se fondata e argomentata su dati reali e proposte adeguate, in tempi che tengano conto della urgenza delle scelte.

Il Sindaco Pardini ha rivendicato la sua essenza democristiana, ne prendiamo atto con interesse: i democristiani hanno avuto molti meriti in cinquanta anni di storia italiana, ma anche alcuni difetti tragici, fra questi forse il peggiore quello di rinvii e tempi biblici quando vi erano scelte difficili da fare.

Ci auguriamo che Pardini non sia democristiano in questo.

Francesco Colucci, RIFORMISTI



 

         

 

 

lunedì 23 gennaio 2023

Il sondaggio Swg per il Tg La7: PD al 14% Terzo Polo all'8,2%

Il recentissimo sondaggio SWG per il Tg La7 vede:

Il partito di Giorgia Meloni al 30,8%, con una discesa dello 0,5%.

I Grillini sono valutati al 17,4% in discesa dello 0,2%

Il PD tocca il suo minimo storico al 14% perdendo ancora lo 0,2%

Il Terzo Polo, Azione e Italia Viva salgono al 8,2% in crescita dello 0,4%

La Lega sale dall'8,3% all'8,5%

Forza Italia al 6,6% con una crescita dello 0,2%.

Verdi e Sinistra (3,8%), +Europa (3,1%) e Per l'Italia con Paragone (2,3%).

Un ottimo risultato per il Terzo Polo che continua ad avvicinarsi al PD in discesa continua: manca poco più del 5% allo storico sorpasso.

Tre considerazioni:

·      I sondaggi del TGLa7 hanno visto storicamente il Terzo polo sempre sottostimato rispetto ai sondaggi pubblicati da altri sondaggisti e al risultato elettorale effettivo raggiunto nelle recenti elezioni politiche.

·      Il PD è in fase Congressuale e quindi sovraesposto su TV, giornali e nella società civile e pur continua ad arretrare.

·      Il Terzo Polo è per ora una federazione fra Azione e Italia Viva che troverà sbocco nel nuovo partito Liberale e Riformista, solo a fine 2023, con una elaborazione programmatica che inizierà a primavera per concludersi a settembre. Una fase costituente aperta a tutti: movimenti, associazioni, cittadini che si riconoscano nei valori del riformismo liberale.

E  E' da presumere e ci auguriamo vivamente che la distanza fra i due partiti continuerà a ridursi nei prossimi mesi man mano che il nuovo Partito Riformista si sarà formato e organizzato.

L  L'obiettivo. indicato da Calenda e Renzi, è quello di divenire il primo Partito nelle elezioni Europee di metà 2024.

Francesco Colucci



   


martedì 10 gennaio 2023

Il caso Consip non esiste più, Romeo assolto: Travaglio a lutto Un articolo di Piero Sansonetti dal quotidiano "Il Riformista" del 10 gennaio 2023

Ma non era lo scandalo del secolo?

Il Caso Consip si è concluso con un’assoluzione generale.

Lo scandalo Consip non c’è più.

Era una balla, una bolla di sapone.

Con gioia di alcuni (tra i quali la signora verità) e lutto di altri.

Tra un po’ vediamo chi.

La famosa gara Fm4, con in palio appalti per quasi tre miliardi di euro, si svolse regolarmente, non ci fu alcuna turbativa d’asta.

Il tribunale di Roma ha deciso così, al termine di un lunghissimo processo penale ed un estenuante e battente processo mediatico, ricco di gogne, accuse infondate, linciaggi morali.

La Corte ha detto che il fatto – cioè la turbativa d’asta – non sussiste.

Il caso Consip era tutto lì: nell’ipotesi che quella gara ricchissima fosse stata truccata. Il processo e la campagna giornalistica costarono molto cari ad alcune aziende e ad alcune persone. In termini economici e persino in termini fisici. E produssero invece grossi vantaggi editoriali ad altri, e tanto lavoro – impegnativo, costoso, inutile – ad alcune Procure decise a non mollare l’osso fino alla fine.

Benissimo. Ora sappiamo che il Caso Consip non esiste e non esisteva, e formuliamo l’augurio che a questo punto la giustizia si riscatti almeno un po’ chiudendo alla svelta tutti gli altri processi in corso – frammenti del processo principale, che era questo – che non stanno più in piedi perché si attorcigliano attorno a una ipotesi di reato del quale è stata solennemente stabilita la non esistenza.

Vi dicevamo che qualcuno fa festa e qualcuno è in lutto.

In lutto sono alcuni settori di un paio di procure, che intorno al caso Consip avevano costruito castelli volanti di ipotesi – che ora non volano più – e un po’ di fama.

Ma chi soprattutto è in lutto, in lutto stretto – mi dicono che ieri in redazione il clima fosse da funerale – sono gli amici del Fatto Quotidiano, che almeno dal 2016 battono con una costanza ammirevole sul caso Consip, e lo scandalo colossale di una gara da quasi tre miliardi – la più grande d’Europa – truccata da un gruppo di malintenzionati guidati dal perfido Romeo. 

Articoli, su articoli, su articoli, e accuse, su accuse, su accuse, e richieste di moralizzazione, di pulizia, di etica, e poi arringhe nelle varie Tv, e tonnellate di editoriali di Travaglio, e interviste censurate, e poi…

Il Fatto aveva preso di mira Romeo anche perché si era convinto, a torto, che Romeo fosse una specie di artiglio di Renzi. 

Il Fatto voleva il sangue di Renzi. 

In realtà Romeo e Renzi si conoscono appena e non hanno mai avuto rapporti o interessi comuni né in politica né tantomeno in affari.

Semplicemente tanti anni fa Romeo – come ha fatto altre volte con altri esponenti politici – concesse un piccolo finanziamento per la campagna elettorale (primarie) di Renzi, che poi fu sconfitto da Bersani. Contributo elargito alla luce del sole, registrato, fatturato e vidimato.

Succede, ai giornalisti, di prendere grandi abbagli. Ad alcuni succede di più, ad alcuni di meno.

Pensate che ancora oggi ci sono dei giornalisti convinti che Conte – cioè il socio di governo di Salvini – possa diventare il capo della sinistra italiana…

E poi, però, c’è anche chi è in festa. Per esempio noi del Riformista, perché Romeo è il nostro editore, perché proprio per questo abbiamo studiato e conosciamo bene la vicenda Consip e sappiamo con certezza della sua innocenza – con certezza assoluta – perché conosciamo anche i danni gravissimi che Romeo ha subito da questa fantasmagorica azione penal-giornalistica, perché non ci siamo scordati che Alfredo è stato in prigione per sei mesi, ingiustamente, del tutto ingiustamente, e poi altri mesi ai domiciliari in una casa nella campagna in provincia di Caserta, e che ha ricevuto dei contraccolpi economici molto forti, e ingiusti anche quelli, e che sono state truccate le carte della competizione di questa nuova forma di capitalismo che è il capitalismo giudiziario. Il peggior capitalismo che si possa immaginare.

Ieri sera, dopo la proclamazione della sentenza, gli avvocati di Romeo, Gian Domenico Caiazza e Alfredo Sorge, hanno rilasciato una breve dichiarazione.

Che trascrivo: “ Viene smentita anche in questo processo l’impostazione accusatoria che aveva infondatamente contestato il reato di turbativa d’asta all’avvocato Romeo pur in assenza di qualsivoglia elemento a carico e viene ancora una volta accertata la correttezza dell’operato della società Romeo Gestioni nella gara Fm4 come già acclarato in altri giudizi”.

Hanno ragione gli avvocati. A me, personalmente, restano in testa alcune domande molto inquietanti.

Prima domanda: per quale ragione Alfredo Romeo è stato messo in mezzo in questa inchiesta, e trascinato in prigione (unico imputato, unico coinvolto nel racconto degli accusatori ad essere finito in prigione), quando a tutti gli inquirenti un poco avveduti era chiarissimo dal primo momento che non era colpevole di nulla, e a suo carico mai – in nessuno degli svariati processi aperti – è emerso uno straccio di prova? Forse è stato individuato lui come anello debole perché si sapeva che non ha mai fatto parte di nessuna cordata, di nessuna alleanza, di nessuna lobby, ha sempre agito e lavorato e concorso in solitudine e questo, evidentemente – tenendolo fuori dal sistema – lo rendeva più fragile di altri?

Seconda domanda: perché è stato tenuto chiuso in cella per sei mesi (finché non è intervenuta la Cassazione a imporre la scarcerazione)? Forse perché si sperava in quel modo di costringerlo a parlare, ad autoaccusarsi o ad accusare, e comunque a dare un po’ di sostanza ad una imputazione che camminava sull’acqua?

Terza domanda: Il famoso sistema-Romeo, del quale si parla in varie requisitorie di vari processi, evidentemente non esisteva.

Benissimo. Del resto, era evidente. Qualcuno ammetterà l’abbaglio?

Quarta domanda: nel frattempo sono state emanati provvedimenti e sentenze amministrative che penalizzano la Romeo gestioni per centinaia di milioni sulla base delle accuse penali poi rivelatesi false.

Questo errore, pesantissimo, sarà riparato?

Vabbè, fermiamoci qui. E siccome siamo persone gentili e gioviali, e non ce la prendiamo mai, mandiamo anche un abbraccio a Marco Travaglio: non te la prendere, Marco, succede…



 

 

 

domenica 8 gennaio 2023

Da il "Riformista" una intervista di Umberto De Giovannangeli a Nadia Urbinati - del 7 gennaio 2023

"Lotte interne e capibastone, il prossimo segretario del Pd sarà sempre un’anatra zoppa”

Quel Congresso del “nuovo Pd” che non decolla e un deficit di leadership politica. 

Il Riformista ne discute con Nadia Urbinati, accademica, politologa italiana naturalizzata statunitense, docente di Scienze politiche alla Columbia University di New York.

La professoressa Urbinati è stata chiamata a far parte del Comitato costituente che dovrebbe declinare una proposta di manifesto del Partito in costruzione.

Un dibattito che stenta a decollare e che rischia di appiattirsi sul posizionamento dei maggiorenti dem su questo o quel candidato alla segreteria. Professoressa Urbinati, il “nuovo” Pd è ridotto a questo?

È quello che il Pd può offrire dato lo statuto che ha. Uno statuto che lo obbliga per forza ad arrivare alle primarie aperte per eleggere il suo segretario. È inevitabile che ci sia campagna elettorale, che ci siano candidati e anche dei capi bastone organizzati attorno a quello o questo candidato. Con lo statuto che è in vigore questa è la condizione normale. Tutto quello che vediamo o leggiamo, in Tv o sui giornali, è il riflesso di un partito che cerca di riposizionare sé stesso eleggendo un candidato ideale – un profeta che sia, si badi bene, disarmato. Una ricerca che viene lasciata ai voti anche di non iscritti. E probabilmente sarà una leadership, come quelle precedenti, che rischia di consumarsi, dopo le elezioni con il paradosso di una forte legittimità elettorale e una debole legittimità politica interna per cui le fazioni/correnti non sembrano destinate a cambiare e tanto meno a sciogliersi, ma che anzi si riaccendono proprio in occasione di questa discussione. Lo si è visto.

Quella imboccata è una via senza uscite?

Non è un destino cinico e baro quello che investe il Pd. Le vie ci sarebbero. Ma quella che stenta a concretizzarsi è una volontà politica condivisa nel ricercarle. In questo momento nessuno vuole porsi la questione di come uscirne e uscirne in meglio per il partito nel suo insieme. Nessuno dei candidati si esprime in questo senso, perché ciascuno di loro sa che quello è un campo minato. Proviamo a immaginare la riscrittura di una Costituzione con gli attori in campi diffidenti gli uni degli altri, e intenzionati a resistere ad ogni forza unitiva che li possa indebolire. Non c’è accordo, altrimenti ci sarebbe la possibilità di riscrivere le regole, di rimettere mano a quel manifesto dei valori che ha fatto il suo tempo, nei contenuti e nello stile. Insomma, ci sarebbe la possibilità, se…. Ma non c’è perché non c’è armonia tra le parti. È una lotta interna che impedisce la riscrittura di queste regole nuove – quelle che ci sono gestiscono al meglio un armistizio.

Tutto questo avviene in un momento in cui ci sarebbe bisogno, in Parlamento e nel Paese, di una opposizione, per usare un aggettivo caro a Enrico Letta, “pugnace” al governo Meloni.

Nel momento in cui più ci sarebbe bisogno di una opposizione intelligente e pugnace, una siffatta opposizione è solo nei desiderata. Una opposizione che non esiste nella realtà. In queste settimane abbiamo visto tentativi di bloccare, attraverso il filibustering parlamentare, la pessima manovra economica e sociale del Governo, ma il presidente del Senato ha poi il potere di far cadere la scure e così rimettono a posto le cose. Per dire che la minoranza non ha oggettivamente molto spazio di manovra parlamentare, anche perché è un’opposizione divisa quella di Pd e 5Stelle. Anche per questa ragione sarebbe importante avere una stampa, un’opinione pubblica, che dia più energia, spazio e sostegno all’opposizione. Questo non avviene. Quindi l’opposizione è debole all’interno, non ha un sostegno forte all’esterno e non riesce nemmeno a costruirselo da sola, attraverso i movimenti e anche forme di mobilitazione, che sono necessari e non un segno di anarchia (la democrazia è luogo del dissenso, non solo del consenso). E così viviamo come in una bolla. Come se, ed è questa la cosa che a me più stupisce, questo fosse il migliore dei possibili governi in questo momento. Perché si tende a giustificare questo Governo. Certo, si dice che c’è un litigio interno. Ma il problema non è il litigio interno, che ci può stare in un esecutivo di coalizione; dovrebbe interessare giudicare che cosa produce e non se c’è litigiosità. Ma è mai possibile che una conferenza stampa della presidente del Consiglio sia dominata dalla questione della stabilità della coalizione e non invece dai contenuti inegualitari e dispendiosissimi per i contribuenti (quelli che pagano, si intende)? A me sembra che non sia un periodo buono per la nostra politica nazionale.

Tornando al dibattito congressuale del Pd. Le candidature sono in campo. Le convincono?

Mi sembrano candidature “a coppie”. Una parte e l’altra con due forme candidati che, per la loro indivuale specificità, dovrebbero coinvolgere diversi soggetti all’interno della stessa aerea. Un’area più centrista e l’altra più spostata verso l’ecologismo e la sinistra. Vediamo come si svilupperà questa competizione. Per ora gli attori esprimono opinioni che sono in molti casi o poco diversificate o ambigue. Al momento non mi pare che ci sia una vera e propria campagna elettorale. C’è un posizionamento rispetto alle forze interne al partito, alle varie consorterie. È una situazione abbastanza debilitata, che non attira la passione, non muove emozioni particolari se non l’attesa di chi sarà il nuovo segretario.

Alla luce di tutte queste considerazioni, il “nuovo” Pd già nasce vecchio?

Per me non è un problema di vecchio o giovane. È che nasce disfunzionale. Perché internamente è duale. Non si tratta di una polarizzazione ma di una dualità. Ci sono due luoghi ideali che hanno le loro caratteristiche riferite ad un passato che era quello democristiano, da un lato, e quello laico-socialista, socialriformista, dall’altro. A questo punto ci si può chiedere: invece di assistere a questa eterna lotta per l’egemonia, non sarebbe meglio avere queste due espressioni rese evidenti ovvero che operano insieme ma in maniera federata. Continuando in questo modo, l’una parte blocca l’altra, con un sistema di veti che immobilizza o non consente al Pd, soprattutto in questo momento, di svolgere una funzione pugnace e intelligentemente attiva. È un problema serio. Che non si risolve nell’arrovellarsi sull’identità. Le identità dei partiti sono anche funzionali al momento. Non sono mai identità totalmente scorporate dal contesto. In quel partito ci sono due chiare direzioni di marcia. Due. Una vuole, l’altra non vuole. Una vuole “a”, l’altra vuole “b”. Su questioni non marginali, che hanno a che fare con il come interpretare il lavoro in relazione al capitale, come interpretare l’intervento dello Stato in economia – siamo d’accordo con quel che sta nell’attuale manifesto dei valori che lo Stato non debba interferire nell’economia? Lo dice anche Giorgia Meloni! Di fronte a queste reali discriminanti sarebbe utile avere una maggiore linearità invece di mantenere un’apparenza di unità.

Umberto De Giovannangeli

Nadia Urbinati

 

 

 

   

martedì 3 gennaio 2023

Riprende le pubblicazioni "L'Asinone".

 Dopo una sosta di oltre un anno, per i troppi impegni della redazione, cioè miei, ho deciso di riprendere la pubblicazione de "L'Asinone" che si affiancherà, a volte soprapponendosi, all'altro mio blog di informazione: "Informatore Lucchese".

La differenza fra i due? Questo sarà più sbarazzino, spazierà a tutto campo, con più irriverenza, meno ingessatura, dell'altro, che sarà principalmente dedicato alla nascita del Terzo Polo e alla Informazione sulla Federazione fra Azione e Italia Viva.

francesco colucci