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giovedì 29 ottobre 2015

Il Sindaco Marino.....alcuni commenti da sballo pubblicati sul web

Il ritiro delle dimissioni da parte del Sindaco Marino ha scatenato commenti, battute, vignette sul web.
Ne riporto alcune che mi sembrano carine, anche se più che ridere su questa vicenda c'è da piangere:

" A Marino! buffone, un te ne annà, facci ride"













lunedì 26 ottobre 2015

E io pago....!!!

Lo scandalo del Comune di San Remo (il nome è già equivoco...non proviene dal fratricida Remo, ma all'opposto dalla vulgata di Romolo, Eremita e Santo, in dialetto detto Roemu, tra l'altro un Santo di nome Remo non esiste) dicevo lo scandalo che indigna giustamente tanti cittadini e lavoratori che si sentono derubati è certamente da condannare, ma quello che nessuno dice e che mi sembra ancora più grave e che risulta che il Comune di San Remo ha ad oggi più assai di 500 dipendenti, compreso i circa 200 che non firmano il Cartellino.
Il Comune di San Remo a circa 55.000 abitanti, quindi andiamo ad un record di 1 dipendente comunale ogni 100 abitanti.
Allora mi sembra opportuno che, a turno, 200 non vadano a lavorare...si pesterebbero i piedi, non avrebbero le scrivanie, starebbero stretti anche nei corridoi......poveracci che vita grama.
Resta una curiosità: chi li ha assunti in così tanti???.... Il perchè è scontato...


martedì 13 ottobre 2015

Renzi come Moggi in un fondo di Alessandro Sallusti su "Il Giornale"

Più che De Gasperi, Renzi è il nuovo..... Moggi

I paragoni per si sprecano, ma come "Lucianone" il premier è interprete dell'efficace "il fine giustifica i mezzi"

In Italia c'è chi lo ha paragonato ad Alcide De Gasperi, in America non ricordo chi ha detto che sarebbe il nuovo Tony Blair.







Per Matteo Renzi i paragoni si sprecano, tanto sono gratis. A vedere quello che succede, a me viene però in mente un altro paragone: Renzi come Luciano Moggi, detto Lucianone, padrone del calcio italiano per quasi un ventennio, caduto sul campo nel 2006 per eccesso di potere e di vittorie dichiarate sospette da alcuni giudici e da tutti i tifosi non juventini. «Il sistema Moggi» è spiegato nelle carte dei numerosi processi che Lucianone ha poi dovuto affrontare con alterne fortune: un misto di bravura, fiuto, fortuna, spregiudicatezza e arroganza che prima lusinga, poi frastorna e infine intimidisce avversari e amici che si incontrano lungo la strada che porta al potere assoluto. Moggi e Renzi sono i migliori interpreti della massima cinica, ma efficace, «il fine giustifica i mezzi». Ha voglia Bersani a piagnucolare come un Facchetti qualsiasi sull'onore e le regole del gioco da rispettare. Perde tempo a inveire Brunetta, manco fosse Galliani a corto di risultati.
Il sistema Renzi è come il sistema Moggi. Di Pietro direbbe che si tratta di «dazione ambientale», il non reato per cui chiunque del sistema si fa corrompere o obbedisce anche se non gli viene espressamente richiesto. I senatori vanno speranzosi a Renzi come i giocatori andavano a Moggi: una sua parola e l'ingaggio era assicurato, un suo no e la carriera era finita.
Certo, a volte serve alzare la voce. Moggi, narra la leggenda, «convinceva» gli arbitri a cena e, se non bastava, li raggiungeva negli spogliatoi dove, durante l'intervallo, diventava più persuasivo. Esattamente quello che in queste settimane è successo con Grasso, l'arbitro del Senato che per non fare la fine di Paparesta (la giacchetta nera «torturata» da Moggi per non aver obbedito, o almeno così narra la leggenda) sta fischiando a senso unico sulle riforme e interpreta a modo suo financo i falli sulle donne grilline.
Il senso, ovviamente, è quello deciso da Renzi, che da un po' di tempo non è più uno ma trino, proprio come piaceva a Lucianone. Dal Moggi-Giraudo-Bettega siamo al Renzi-Lotti-Verdini. Gioco di squadra: chi si occupa dei senatori, chi di minacciare giornalisti, direttori ed editori non allineati, chi di procacciare affari. È la politica mercato, simile al calcio mercato: se fai il furbo puoi vincere il campionato, ma ti aspetta la serie B.

Alessandro Sallusti


Editorialista
Alessandro Sallusti è direttore de il Giornale dal 2010, dove aveva cominciato insieme a Indro Montanelli nel 1987. Ha lavorato per Il Messaggero, Avvenire, il Corriere della Sera, e L'Ordine, fino ad approdare a Libero, con Vittorio Feltri.

Pubblicato su "Il Giornale" del 7 ottobre 2015

lunedì 5 ottobre 2015

Presidente Renzi...... serio o barzelletaro???

Un tribunale di Aleppo ha condannato una persona che aveva svolto opera di mediazione nel sequestro delle due cooperanti italiane, perchè è stato ritenuto colpevole di aver trattenuto il 50% circa del riscatto pagato dallo Stato Italiano ai terroristi dell'Isis.
Uno Governo serio e non barzellettaro dovrebbe dire la verità, il Ministro Gentiloni che avrebbe mentito al Parlamento dovrebbe dimettersi, la Corte dei Conti dovrebbe chiedere alle famiglie delle due cooperanti il rimborso del riscatto pagato o in alternativa a chi nel Governo ha deciso di
pagare.
Oh Renzi..... che fai il Pinocchio!!!!